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La serata, organizzata in collaborazione fra la Biblioteca centrale “Srečko Vilhar”, la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” e la Comunità autogestita della nazionalità italiana di Capodistria, è stata condotta dalla professoressa Amalia Petronio che ha interloquito a lungo con la scrittrice per far conoscere al numeroso pubblico che ha gremito la sala le motivazioni e lo spirito che hanno guidato Isabella Flego nel mettere spesso a nudo i propri pensieri ed i propri sentimenti per dare vita all’opera.
“MATE MASIE” - scrive nella prefazione Irene Visintini - raccolta di poesie dal titolo originale, un simbolo africano, legato alla saggezza che scaturisce dall’antica esperienza degli anziani di un mondo da noi lontano. E l'ultima fatica di Isabella Flego, versatile e poliedrica scrittrice e poetessa, nata ad Arsia, vissuta a Capodistria, dove ha svolto la sua rilevante attività didattica e socio-politica, ma anche nel vasto continente africano, ha voluto evocare con intensità in questa silloge.
Opera complessa, di apparente semplicità, “Mate Masie” è caratterizzata da immagini piane e fluide, ispirate a un tenue impressionismo lirico-pittorico, talvolta allusivo e analogico, ricco di risonanze e di echi, di affetti, di sensazioni e di impressioni nuove o riemerse dall’oblio, ma anche di esperienze e di ricordi forti e incisivi del suo soggiorno africano: l’autrice continua ad allargare e arricchire la sua poesia, soffermandosi sui segni della guerra, della schiavitù africana, ma anche sulla caducità e mutevolezza del tempo, sulla suggestione di splendidi paesaggi, sulla bellezza delle cose, sulla positività di nuove esperienze private, iscritte nel segno autobiografico, come la nascita di Sofia, la nipotina, che dà continuità alla storia generazionale della sua famiglia.MATE MASIE di Isabella Flego